Migrazione SEO: come farla senza perdere posizionamento

"Scopri come effettuare una migrazione SEO correttamente in modo da aumentare il posizionamento e continuare a ottenere traffico organico.

Questa foto descrive: Migrazione SEO: come farla senza perdere posizionamento

Eseguire delle modifiche sostanziali su un sito comporta sempre una certa paura. Si tratta di operazioni che attraggono l’attenzione dei motori di ricerca e che possono comportare un miglioramento del posizionamento, ma anche un suo peggioramento.

Questo vale a maggior ragione quando si esegue una migrazione di un sito da un dominio a un altro, che se svolta senza la dovuta attenzione rischia di far colare a picco il traffico (e di conseguenza anche il fatturato).

Cosa bisogna sapere, per svolgere una migrazione SEO senza rischi?

Cos’è la migrazione SEO

La migrazione SEO comprende una serie di attività che devono essere svolte su un sito web in corso di pubblicazione affinché, una volta online, mantenga il trust maturato nel corso e degli anni e il traffico di visite dai motori di ricerca.

La migrazione del sito avviene quando vengono effettuate delle modifiche che incidono sul modo con cui viene raggiunto e navigato, ovvero:

  • quando si passa da un dominio a un altro
  • quando si passa da protocollo http a https
  • quando si effettuano incisivi cambiamenti a livello di navigazione (es. cambio layout, modifica dei percorsi interni ecc.)
  • si modifica il sistema di gestione delle lingue (es. da es.sito.it a sito.es)
  • si cambia il sistema di gestione dei contenuti (es. da Woocommerce a Prestashop o Shopify)

Perchè eseguirla?

Molte volte capita di assistere a un calo di posizionamento dopo una migrazione, anche se si pensa di avere svolto i passi cruciali correttamente. Questo perché un cambio rilevante su come si naviga o accede a un sito web può risultare impattante per i motori di ricerca, che possono non riuscire più a consultarlo come in precedenza e perciò essere indotti a calare la visibilità dei suoi contenuti sulle serp.

Una migrazione SEO svolta in modo accurato permette di:

  • Assicurarsi che il sito rimanga ben navigabile da una precedente a una nuova configurazione
  • Preservare il valore del brand concretizzato dal sito web
  • Evitare cali di traffico e/o di posizionamento
  • Fare sì che i link provenienti da altri siti siano rivolti verso risorse accessibili
  • Sfruttare appieno i benefici SEO che il nuovo sito è in grado di ottenere

Ma soprattutto permette di non fare operazioni tipo questa nell’immagine successiva, dove il proprietario del sito ha deciso di fare una ristrutturazione senza pensare al traffico organico.

Quando occorre eseguire una migrazione?

Praticamente sempre, posto che il tuo sito intenda ottenere traffico organico dai motori di ricerca, e più in generale, assicurare una buona esperienza di navigazione ai propri utenti.

In generale è consigliabile farsi seguire da dei professionisti SEO quando la migrazione coinvolge:

  • Il cambio del CMS su cui è sviluppato il sito (es. da Joomla a WordPress, da Woocommerce a Prestashop)
  • Una modifica del tema che incide anche sulla navigazione dei contenuti
  • Cambio di dominio (es. da mariorossi.it ad aziendarossi.it)
  • Fusione della versione mobile del sito con quella desktop
  • Ridefinizione dell’architettura interna del sito

Cosa serve nello specifico per migrare un sito?

Per migrare correttamente un sito web e minimizzare impatti negativi sono necessarie principalmente queste attività:

  • Audit SEO del vecchio sito per mappare contenuti, link in entrata e posizionamento su keyword rilevanti
  • Pianificazione della struttura di URL, categorizzazione contenuti e architettura di informazioni del nuovo sito
  • Configurazione di redirect 301 da vecchie a nuove URL per mantenere posizionamento
  • Verifica tecnica di prestazioni, sicurezza, capacità di indicizzazione del nuovo sito
  • Monitoraggio continuo di posizioni, traffico, comportamenti di utenti nelle fasi pre e post migrazione
  • Eventuale recupero di posizioni e visibilità perse post-migrazione
  • Arricchimento di contenuti del nuovo sito per incrementarne qualità e valore SEO
  • Comunicazione efficace a utenti su cambi di URL e struttura di navigazione
  • Coordinamento tra team tecnico, marketing, SEO, contenuti

Pianificando con attenzione questi aspetti è possibile effettuare una migrazione di successo che minimizzi impatti negativi in termini di posizionamento ed esperienza utente.

Come scegliere la data di una migrazione SEO

Scegli una data di rilascio ottimale per il tuo team e il traffico del sito. Considera tutte le attività necessarie per definire una timeline ragionevole del progetto. Ad esempio, stabilisci gli obiettivi; tempi per progettazione e approvazione; sviluppo tecnico; creazione e aggiornamento dei contenuti; attività di migrazione SEO; e task per il giorno del rilascio.

Nella nostra agenzia SEO ci occupiamo spesso di SEO per ecommerce e questo aspetto viene studiato nei minimi dettagli.

Opta per un giorno e orario in cui traffico e coinvolgimento sono bassi e possibilmente con il team nello stesso ufficio. Evita i weekend, che possono creare problemi di coordinamento e comunicazione. Punta a rilasci pomeridiani o serali nel caso problemi imprevisti ti portino alle prime ore del mattino, quando il traffico è minore.

Quanto tempo serve

Una buona migrazione SEO richiede tempo e attenzione in relazione alle dimensioni del sito e alla portata dei cambiamenti effettuati da una versione a un’altra. Vi sono modifiche del tema che non arrecano nessuna modifica alla navigazione, e migrazione di dominio che comportano un reindirizzamento di tutte le risorse. Pensiamo agli ecommerce di grandi dimensioni che presentano decine di migliaia di risorse: modificarli in massa senza eseguire reindirizzamenti comporta un calo del fatturato impressionante!

Le fasi da seguire

La migrazione SEO è una attività insidiosa siccome comporta una serie di modifiche che possono impattare in modo più o meno corposo sul modo con cui i motori di ricerca vedono il sito web. Per questo è cruciale seguire una serie di passaggi al fine di mitigare i cambiamenti a livello di navigazione, per fare sì che le persone continuino a trovare ciò che intendono cercare.

Monitoraggio SEO

Prima di tutto, occorre verificare con un tool come Seozoom o Semrush lo stato dell’arte del posizionamento del sito per avere un punto di riferimento con il quale confrontare i risultati ottenuti dopo la migrazione.

Salviamo con un quadro della situazione del traffico da Google Analytics e Google Search Console e stimiamo la situazione delle keyword posizionate con strumenti come Seozoom o semrush.

In Google Analytics potremo vedere le pagine del sito che nel periodo di interesse hanno ottenuto maggiore traffico da motore di ricerca.

Mappatura dei contenuti

Procediamo a mappare la situazione degli URL interni del sito con uno strumento come Screaming Frog. In questo modo avremo una lista di tutti i percorsi interni che devono essere reindirizzati verso le nuove destinazioni (redirect 301).

Questa è una parte cruciale della migrazione SEO di un sito, al fine di mantenere continuità tra la precedente e la successiva versione del sito e di conseguenza il traffico organico.

La migrazione costituisce un’ottima spinta per introdurre dei miglioramenti a livelli di struttura del menu, link interni e di layout, nella versione che verrà messa online. Ovviamente occorre verificare che questi fattori riescano effettivamente a migliorare la navigazione e ad aumentare le interazioni da parte del pubblico.

come-fare-migrazione-seo

Ottimizzazione e miglioramento di quello già presente

Con l’occasione della migrazione, possiamo verificare se i campi SEO principali delle pagine (URL, Title, Description, titoli dei paragrafi) sono già adeguatamente valorizzati oppure se possono essere migliorati per risultare più incisivi.

Si tratta di un lavoro che può risultare più o meno gravoso a seconda della dimensione del portale, ma che indubbiamente offre i propri frutti per posizionare in modo efficace il nuovo sito.

Stesso discorso vale per le immagini: possiamo verificare se sono troppo pesanti (e magari comprimerle nel nuovo sito, per risparmiare tempo di visualizzazione) oppure se nome file, testo ALT e titolo dell’immagine possono essere riscritti per renderli più comprensibili per utenti e motori di ricerca.

Status code

I codici di stato HTTP, detti anche status code, sono parte della risposta HTTP che un server invia al client (tipicamente un browser) dopo aver ricevuto una richiesta.

Si tratta di codici numerici a 3 cifre che indicano se una richiesta HTTP è stata correttamente gestita e completata.

I codici di stato sono raggruppati in 5 categorie principali:

  • 1xx – Codici informativi: indicano che la richiesta è stata ricevuta e il processo continua.
  • 2xx – Codici di successo: indicano che la richiesta è stata accettata con successo. Il più comune è il 200 OK.
  • 3xx – Codici di reindirizzamento: indicano che è necessario fare ulteriori azioni per completare la richiesta. Ad esempio il 301 Moved Permanently.
  • 4xx – Codici di errore del client: indicano che c’è stato un errore da parte del client nella formulazione della richiesta. Per esempio il famoso 404 Not Found.
  • 5xx – Codici di errore del server: indicano che il server non è riuscito a soddisfare una richiesta altrimenti valida. Ad esempio il 503 Service Unavailable.

I codici di stato permettono quindi al client di capire lo stato della propria richiesta e di conseguenza come comportarsi. Sono fondamentali per il funzionamento dei protocolli HTTP e della comunicazione tra client e server web.

Gli status code HTTP sono molto importanti da monitorare durante una migrazione SEO per questi motivi:

  • Prevenire errori di indexing: codici 4xx e 5xx possono indicare problemi che impediscono a Google di accedere e indicizzare le pagine, con conseguente perdita di posizionamento.
  • Evitare perdite di ranking: uno status code 301 (Moved Permanently) indica un reindirizzamento, se gestito male può causare perdita di link juice e cadute di posizionamento.
  • Verificare integrazioni tecniche: status code come il 200 OK confermano il corretto funzionamento di componenti come JavaScript e CSS dopo la migrazione.
  • Monitorare prestazioni: codici come il 503 di errore server possono indicare cali di performance che inficiano l’esperienza utente.
  • Testare la configurazione: ad esempio il codice 404 Not Found può indicare problemi di routing o errori di configurazione del server.
  • Confermare la corretta indicizzazione: con tool come Screaming Frog si possono estrarre gli status code per verificare eventuali problematiche residue post-migrazione.

Gestione dei redirect

La gestione dei redirect è un aspetto fondamentale in ogni progetto di migrazione di un sito web. Ecco alcuni consigli su come gestirli al meglio:

  • Mappare tutti i vecchi URL e impostare redirect 301 (spostamento permanente) verso i nuovi URL per trasferire link juice ed evitare perdite di posizionamento.
  • Utilizzare tool come Redirect Path per generare la mappa completa di redirect necessari.
  • Usare redirects 301 solo dove necessario, altrimenti preferire i 302 (temporanei) per maggiore flessibilità.
  • Impostare i redirect a livello di pagina piuttosto che di cartella per maggiore precisione.
  • Monitorare gli status code per assicurarsi che i redirect funzionino correttamente.
  • Utilizzare file .htaccess o le funzionalità del CMS per gestire i redirect in modo efficiente.
  • Verificare che il percorso dei redirect sia il più corto possibile, troppi hop danneggiano il ranking.
  • Testare i redirect su una copia di staging prima di deployarli sul sito live.

Una corretta gestione dei redirect è importante per non perdere posizionamento dopo la migrazione, mantenere un’esperienza utente positiva e prevenire potenziali problemi di indicizzazione. Investire tempo nella mappatura e configurazione dei redirect garantisce una migrazione SEO di successo.

Quando un percorso restituisce codice 404 l’utente non trova nessun contenuto. Con il tempo questa situazione può portare a perdere molto traffico importante e di conseguenza a perdere posizionamento su Google, in favore di risorse di altri siti che invece sono funzionanti. I link non funzionanti vengono rimossi progressivamente dalle serp di Google e quindi risultati prima visibili, in grado di attrarre visite, diventano risorse inutili se non dannose ai fini della reputazione sui motori di ricerca.

I redirect sono delle pratiche importanti per fare sì che gli utenti trovino sempre delle risorse funzionanti, e affinché i motori di ricerca continuino ad attribuire sempre un trust soddisfacente al portale. In questo modo è possibile preservare il valore SEO di un sito e la sua capacità di ottenere traffico organico utile per convertire gli utenti in clienti.

Indicizzazione nuovo sito e invio nuova sitemap

Non appena il sito è online, verifichiamo che nel file robots.txt non ci siano più le istruzioni che dissuadono i crawler dal visitarlo (altrimenti potremmo perdere tutto in una volta le visite da motori di ricerca!

Una volta pubblicata la nuova versione del sito, procediamo (se è stato cambiato il dominio o introdotto il protocollo HTTPS) a registrare la nuova proprietà in Google Search Console, in modo da velocizzare l’indicizzazione dei contenuti da parte di Google.

Procediamo anche a scansionare la sitemap del nuovo sito, in modo da segnalare a Google i nuovi percorsi delle risorse ora consultabili.

Scansione errori 404

Una volta eseguita la migrazione, scansioniamo di nuovo con Screaming Frog il portale per verificare se ci sono percorsi che restituiscono errori 404. Può trattarsi di pagine così come di allegati (non caricati nel nuovo portale) oppure di immagini che non appaiono più a causa di percorsi specifici che non sono stati convertiti in nuovi funzionanti.

Google Search Console ci viene in aiuto segnalandoci quali pagine vengono recepite in errore 404. In questo modo possiamo verificare se ci sono degli URL che ci sono sfuggiti da una precedente analisi. 

Reindirizzamento dei link in entrata

La piattaforma ci informa di quali link provengono dall’esterno e che avremmo convenienza a fare reindirizzare verso i nuovi indirizzi.

Se fosse possibile, infatti, dopo una migrazione sarebbe una buona strategia chiedere ai siti dai quali provengono link nei nostri confronti di ridirigerli verso le nuove destinazioni, in modo da semplificare il lavoro di scansione ai crawler e aumentare l’autorevolezza delle nuove pagine pubblicate.

Quanto tempo serve che la migrazione sia completa?

La tempistica per completare una migrazione di un sito web può variare molto in base a diversi fattori:

  • Dimensioni del sito: più pagine ci sono da migrare, maggiore sarà il tempo richiesto.
  • Complessità tecnica: siti con molte integrazioni, database, sistemi complessi richiedono più tempo.
  • Contenuti da trasferire: immagini, video, allegati prendono tempo per essere migrati.
  • Redirect da impostare: una mappatura accurata e l’implementazione dei redirect può richiedere giorni.
  • Testing e monitoraggio: il testing post-migrazione e l’analisi degli analytics richiede almeno 1-2 settimane.
  • Re-indicizzazione: possono servire anche 2-3 mesi prima che Google indicizzi tutte le nuove pagine.
  • Ottimizzazioni: ulteriori settimane possono servire per finire di ottimizzare e stabilizzare il sito.

Per una migrazione completa di un sito medio-grande possono essere necessari da un minimo di 1-2 mesi fino ad oltre 6 mesi per progetti particolarmente articolati. La pianificazione e il monitoraggio continuo sono fondamentali per gestire al meglio tempi e aspettative.

migrazione-seo

Controlli tecnici a consuntivo

Una volta che il nuovo sito è online, verifichiamo che sia completamente navigabile nella nuova versione e che il precedente percorso (es. il dominio differente o l’indirizzo senza HTTPS) reindirizzi verso la nuova proprietà.

Il controllo deve vertere su tutti gli aspetti tecnici salienti quali:

  • file .htaccess
  • indirizzo canonical
  • presenza di sitemap.xml indicizzata
  • hreflang
  • vari meta tag SEO
  • presenza di eventuali errori 404 o loop di reindirizzamento
  • tempi di caricamento
  • corretto funzionamento del certificato SSL (controllare se ci sono contenuti misti)
  • visualizzazione da mobile

Le pagine web vengono regolarmente visitate dagli spider dei motori di ricerca, che si occupano di restituire un codice di stato che rappresenta la loro condizione.

I codici di stato più frequentemente restituiti possono essere:

  • Status Code 200; la risorsa è correttamente visualizzata
  • Status Code 301: il collegamento viene reindirizzato a un’altra posizione
  • Status Code 404: la risorsa non è stata trovata

Le pagine devono restituire tutte status 200 (corretta visualizzazione), oppure status 301 (reindirizzo stabile) o tutto al più 302 (redirect temporaneo).

Nel caso di siti molto grandi, si potrebbe evitare di reindirizzare tutte le pagine preesistenti se non portavano già da prima nessun traffico (pensiamo al caso degli ecommerce ai vecchi prodotti fuori produzione che nessuno cerca più, o nei siti web agli eventi passati che non sono più di interesse).

Ovviamente, a distanza di tempo, dovremo controllare da Google Analytics e da Google Search Console se il traffico organico si è mantenuto stabile o auspicatamente è cresciuto dopo gli interventi effettuati. Se fosse calato, potrebbe essere sintomo che qualcosa nella migrazione SEO non sia andato a buon fine (es. Google non ha ancora scansionato i nuovi percorsi dei contenuti, ed essi stanno scomparendo dalla serp).

Cali del posizionamento momentanei possono essere fisiologici come conseguenza del cambiamento che i motori di ricerca devono recepire, ma è importante ovviamente che questo fenomeno rientri.

Come fare una migrazione su wordpress

Ecco alcuni consigli per migrare correttamente un sito WordPress minimizzando impatti SEO. Esistono diversi modi per farlo, questo è solo un esempio ed un modo semplice per farlo.

  1. Installa sul nuovo hosting WordPress e il tema desiderato, configurali con attenzione
  2. Esporta contenuti (pagine, articoli, media) dal vecchio sito tramite plugin come All-in-One WP Migration
  3. Importa i contenuti nel nuovo sito WordPress tramite lo stesso plugin, assegnando corrette categorie e tag
  4. Installa e configura plugin SEO come Yoast per curare titoli, meta descrizioni, URL ottimizzati
  5. Imposta i redirect 301 dalle vecchie alle nuove URL tramite plugin come Redirection o file .htaccess
  6. Verifica che i link interni puntino alle nuove URL per non perdere autorità
  7. Controlla velocità e prestazioni tecniche con Google PageSpeed Insights e GTMetrix
  8. Monitora posizionamenti e traffico organico con Search Console e Analytics
  9. Arricchisci nuovi contenuti incorporando media, link interni, keyword rilevanti
  10. Invia nuova sitemap a Google Search Console e Bing Webmaster Tools

Seguendo questi passaggi la migrazione SEO di WordPress avverrà senza intoppi e minimizzando potenziali perdite di posizionamento.

Come fare una migrazione su shopify

Ecco alcuni consigli per effettuare una migrazione SEO friendly su Shopify:

  • Esporta prodotti, ordini e clienti dal vecchio ecommerce tramite app come Cart2Cart
  • Importa dati in Shopify e ricrea categorie, collezioni e menu di navigazione
  • Installa app SEO come SEO Manager per ottimizzare titoli, meta descrizioni e URL
  • Imposta i redirect 301 dal vecchio sito a Shopify via file .htaccess o app redirect
  • Trasferisci autorità link utilizzando la Search & Replace URL di Shopify
  • Verifica velocità e prestazioni con Google PageSpeed Insights
  • Monitora posizionamenti su keyword rilevanti con tool come Sistrix
  • Arricchisci schede prodotto con contenuti studiati per utenti e motori di ricerca
  • Configura structured data schema per migliorare visibilità sui motori
  • Invia sitemap XML aggiornata a Google Search Console

Quali sono gli step da seguire per una migrazione con cambio dominio su wordpress?

  • Esporta il sito WordPress dal vecchio dominio tramite plugin come Duplicator
  • Installa il sito sul nuovo dominio seguendo la procedura guidata del plugin
  • Nel file .htaccess del vecchio dominio, inserisci il codice di redirect 301:

RewriteEngine on RewriteRule ^(.*)$ http://www.nuovo-dominio.com/$1 [R=301,L]

  • Crea una nuova proprietà in Google Search Console per il nuovo dominio e invia la sitemap
  • Nella Search Console del vecchio dominio, seleziona la funzione “Cambio indirizzo” e specifica il nuovo dominio
  • Questo segnala a Google che il vecchio sito è stato sostituito dal nuovo, preservando autorità e posizionamento
  • Monitora indicizzazione e posizioni organiche per assicurarti non ci siano cali o problemi post-migrazione
  • Ottimizza progressivamente contenuti e tecnicalities del nuovo sito web per migliorarne qualità SEO

Inserendo la regola di rewrite nel file .htaccess si imposta il redirect 301 da tutte le URL del vecchio dominio a quelle corrispondenti nel nuovo dominio, preservando link juice ed evitando errori 404.

Checklist dopo una migrazione

Elemento da verificareSuggerimenti
Traffico organicoVerifica che il traffico organico sia costante dopo la migrazione. Se non lo è, potrebbe essere necessario apportare modifiche al tuo sito web.
Posizione nei motori di ricercaVerifica che la posizione del tuo sito web nei motori di ricerca sia rimasta la stessa dopo la migrazione. Se non lo è, potrebbe essere necessario apportare modifiche al tuo sito web.
Link buildingVerifica che i link al tuo sito web siano ancora validi dopo la migrazione. Se non lo sono, potrebbe essere necessario contattare i proprietari dei siti web per richiedere il ripristino dei link.
ReindirizzamentiAssicurati che tutti i reindirizzamenti 301 siano stati impostati correttamente. Se non lo sono, potrebbe essere necessario apportare modifiche ai reindirizzamenti.
Tag di titolo e meta descrizioneVerifica che i tag di titolo e meta descrizione di tutte le pagine siano ottimizzati per le parole chiave giuste. Se non lo sono, potrebbe essere necessario apportare modifiche ai tag di titolo e meta descrizione.
Struttura del sito webVerifica che la struttura del tuo sito web sia ancora ottimizzata per la SEO. Se non lo è, potrebbe essere necessario apportare modifiche alla struttura del tuo sito web.
Contenuto del sito webVerifica che il contenuto del tuo sito web sia ancora di alta qualità. Se non lo è, potrebbe essere necessario apportare modifiche al contenuto del tuo sito web.
Sito mobileVerifica che il tuo sito web sia ottimizzato per i dispositivi mobili. Se non lo è, potrebbe essere necessario apportare modifiche al tuo sito web per renderlo compatibile con i dispositivi mobili.
Velocità del sito webVerifica che la velocità del tuo sito web sia ancora buona. Se non lo è, potrebbe essere necessario apportare modifiche per migliorare la velocità del tuo sito web.
Sicurezza del sito webVerifica che il tuo sito web sia ancora sicuro. Se non lo è, potrebbe essere necessario apportare modifiche per migliorare la sicurezza del tuo sito web.
Strumenti di analisiVerifica che i tuoi strumenti di analisi SEO siano ancora impostati correttamente. Se non lo sono, potrebbe essere necessario apportare modifiche ai tuoi strumenti di analisi.
Google Search ConsoleVerifica che il tuo sito web sia ancora attivo in Google Search Console. Se non lo è, potrebbe essere necessario aggiungere il tuo sito web a Google Search Console.
Google AnalyticsVerifica che il tuo sito web sia ancora attivo in Google Analytics. Se non lo è, potrebbe essere necessario aggiungere il tuo sito web a Google Analytics.
Monitoraggio dei datiVerifica che i tuoi dati SEO siano ancora monitorati correttamente. Se non lo sono, potrebbe essere necessario apportare modifiche ai tuoi processi di monitoraggio dei dati.
Report SEOVerifica che i tuoi report SEO siano ancora generati correttamente. Se non lo sono, potrebbe essere necessario apportare modifiche ai tuoi report SEO.
Azioni correttiveSe viene rilevato un problema, prendi provvedimenti per risolverlo il prima possibile.
Monitoraggio costanteContinua a monitorare i tuoi risultati SEO dopo la migrazione per assicurarti che non ci siano ulteriori problemi.
Pianificazione per il futuroInizia a pianificare il tuo prossimo progetto SEO in modo da poter sfruttare l’esperienza della tua recente migrazione.

Quanto costa una migrazione SEO da parte di una agenzia?

Il costo della migrazione ottimizzata per i motori di ricerca dipende dalle dimensioni del progetto. Varia in base al tipo di trasferimento, alla quantità di contenuti da migrare e produrre, al numero di reindirizzamenti 301 da impostare, alle dimensioni complessive del sito, ai test sul sito di prova e infine all’implementazione.

Purtroppo una agenzia SEO che si rispetti ha bisogno di fare una preanalisi per determinare il costo.

Si consiglia di scegliere un esperto SEO o una web agency con precedenti esperienze di migrazione di un sito web considerando l’ottimizzazione per i motori. Meglio investire prima in una corretta migrazione SEO piuttosto che optare per la strada “economica” e dover poi tornare indietro per risolvere problemi più volte, rallentando o addirittura danneggiando le performance organiche.

Come vedi, la migrazione SEO è un processo complicato che richiede attenzione e competenze.
Se hai bisogno di aiuto per migrare il tuo sito web, siamo a tua disposizione!

Contattaci per un preventivo o una consulenza
Webhero
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
chevron-down